A cura di Giuliano C.
C’era una volta il “cestino”, quello approntato amorevolmente dalla mamma che si preoccupava di prepararlo il giorno prima con una colazione sana ed equilibrata…
Ma oggi lo sappiamo è diverso. Le mamme non hanno più tempo e voglia… sarà vero? questa è la narrazione dominante e pertanto il cestino non esiste più e alla dieta sana ed equilibrata ci pensa la cooperativa che s’è aggiudicata l’appalto col comune.
Ci sarebbe tanto da scrivere ma voglio soffermarmi circa due momenti di questa giornata su cui invito a riflettere:
Il pensiero che mi è venuto leggendo questa comunicazione della scuola è stato un misto di tristezza e malinconia. Sia per questi bambini che godranno di un’alimentazione omologata e a norma di legge sia per questi dirigenti scolastici (I presidi di una volta ndr) ridotti a meri esecutori di leggi imposte dall’alto e sempre più lontane dal cittadino.
Mentre elucubravo su questi pensieri apro il frigo ed ho come un déjà vu… sono al supermercato o a casa mia???
Né l’uno né l’altro. Sono solo un pesce che nuota in un acquario credendo di essere nell’oceano. Un novello Nemo che cerca il senso di questa continua disumanizzazione del viver “moderno” e quelle “merende confezionate” sono il risultato di queste leggi, norme e circolari che pezzo dopo pezzo erodono le nostre libertà di autodeterminazione e di pensiero.
PS: tecnicamente queste “merende confezionate” sarebbero un pasto portato da casa ma poiché in Italia (vorrei scriverlo in minuscolo ma sarebbe un vile atto di resa) le leggi s’interpretano 1 e chissà perché è consentito consumarle a scuola.
Lo so, sono solo i deliri di un nostalgico ma se Saviano può rivendicare la legalizzazione della coca…ina in fondo penso che anche uno stolto come me possa rivendicare il diritto alla schiscetta.
Aggiornamento del 20/9/2019, dal quotidiano La Stampa leggiamo:
Approfondimenti:
la sentenza n. 20504/19 – http://www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_544.shtml
http://www.istruzionepiemonte.it/wp-content/uploads/2019/07/m_pi.AOODRPI.REGISTRO-UFFICIALEU.0008292.31-07-2019.pdf – esempio di interpretazione giuridica su come sussisterebbe “L’infondatezza giuridica del preteso diritto soggettivo e incondizionato all’autorefezione scolastica” in quanto rappresenterebbe una “discriminazione” tra i soggetti che hanno aderito al servizio di tempo pieno o prolungato accettando quindi il servizio mensa che di quella scelta è parte essenziale. Pertanto il “tempo mensa” è compreso nel “tempo scuola” dal quale non si può prescindere perché rappresenta un momento di socializzazione importante…
infatti mi immagino i bambini che socializzano… « tu cosa mangi? – riso con fagioli! – uh! anch’io… » fine della socializzazione.
Note:
1 – Riguardo l’interpretazione delle leggi i capisaldi ce li spiega bene Ugo Mattei, che è un giurista e professore, spero che ci si possa fidare:
1) “Il diritto NON esiste se non interpretato. Cioè è una mitologia della modernità quella di immaginare un diritto che non si interpreti”
2) “Non esiste nessuna formula linguistica sufficientemente chiara da NON dare adito ad interpretazione. Questo è un dato strutturale dell’ordinamento giuridico”
3) “L’interpretazione nella nostra tradizione è una interpretazione professionale che viene data dai giudici che hanno un potere che viene conferito loro dallo Stato … “
in pratica, il diritto non esiste se non interpretato. L’interpretazione spetta ai giudici che lo fanno perché glielo consente lo stato che dipende da quanto è scritto nella costituzione. Quindi se il potere legislativo decide di fare una certa legge, i grigi la dovranno attuare e un giudice anch’esso grigio la dovrà valutare in caso di contesa. Poiché il diritto non esiste se non interpretato, il potere legislativo è di fatto largamente svuotato della sua funzione a vantaggio delle interpretazioni. (Furio Ruggiero)