A cura di Giuliano C.,
A volte incrocio lo sguardo giudicante di qualcuno che non riconoscerò perché è mascherato. Mi giudica senza conoscere ME. Mi giudica perché forse non conosce. Dico forse perché il beneficio del dubbio non si nega a nessuno.
In fondo non possiamo sapere nulla del prossimo; nemmeno se pensiamo di conoscerlo in realtà non lo conosceremo mai veramente.
“La realtà dell’altro non è in ciò che egli ti rivela, ma in ciò che non riesce a rivelarti.
Gibran
Perciò, se vuoi capire l’altro, non dare ascolto a ciò che egli dice, ma piuttosto a ciò che non dice.”
E come i bruchi tutti noi stiamo ormai vivendo da oltre un anno in una bolla. Uno spazio confinato nel quale sopravviviamo alla continua ricerca di qualcosa, e c’è chi nemmeno cerca o ne sente il bisogno.
Probabilmente sono migliaia di anni che viviamo in una bolla e non ce ne rendiamo conto perché la nostra visione è condizionata da ciò che pensiamo di sapere o di essere… degli storpi, senza braccia né gambe.
E poiché in questi giorni c’è chi vorrebbe chiuderci di nuovo in una bolla, invocando nuovi blocchi totali, vi propongo una lettura che riguarda una testimonianza da Mosca – la terra di quel “dittatore cattivone” di Putin – a cura di Giorgio Bianchi. Considerate anche che poiché il territorio russo è suddiviso in numerose regioni ognuna con la sua amministrazione locale, non si può generalizzare circa la presenza o meno di lockdown in “tutta” la Russia, pertanto la storia in sé potrebbe rappresentare un’informazione solo parziale circa la situazione russa.
Tuttavia, più che altro, vorrei che vi soffermaste sul messaggio che ci viene donato.
RIPRENDITI LA TUA LIBERTA’!
Confinamento, limitazione degli spostamenti e sospensione di tutte le attività che facilitino la convivenza sociale, hanno come scopo principale quello di isolare gli individui al fine di rinchiuderli in una bolla all’interno della quale le emozioni prevalenti siano l’angoscia e il senso di claustrofobia.
Si tratta di una sorta di waterboarding mentale volto a sigillare tutti gli scuri della coscienza e impedire anche al più flebile raggio di luce di raggiungere la mente delle persone. In pratica il trattamento al quale stanno sottoponendo la stragrande maggioranza dei cittadini è una cura “Ludovico” che ha il duplice effetto di inibire il senso critico e l’insorgere di qualsiasi sospetto di trovarsi all’interno di una recita distopica e nel contempo induce un’inconsapevole repulsione nei confronti di qualsiasi rappresentazione alternativa della realtà.
Oltre al lockdown dei corpi, stanno mettendo in atto anche un confinamento delle menti avente come scopo principale quello di prevenire il contatto con il virus del dubbio. Perché una cosa è certa, se si moltiplicassero le descrizioni di come si vive nei luoghi nei quali le rigide politiche di blocco non sono state applicate, emergerebbe in maniera inequivocabile l’inconsistenza delle limitazioni alle quale siamo sottoposti dalle nostre parti.
L’accanimento mediatico dei mesi scorsi nei confronti di Svezia e Svizzera è paradigmatico di questo processo, così come è altrettanto sintomatico il blocco che mi è stato comminato oggi per aver postato la foto di un ristorante di Mosca pieno di clienti, accompagnata dalle affermazioni di una ragazza di San Pietroburgo che riportava la seguente descrizione della situazione in Russia (che sottoscrivo parola per parola avendola riscontrata di persona):
La situazione delle chiusure in Russia da una chiacchierata con Ludmilla. 30 gennaio 2021.
《In Russia non ci sono restrizioni da un sacco di tempo. A Mosca e San Pietroburgo i ristoranti sono pienissimi di gente senza distanze né niente. Aperti tutti i centri commerciali, bar, ristoranti: tutto aperto. E possibilità di comprare tranquillamente i biglietti per cinema, teatro, ristoranti. Non so di quali restrizioni parlino. Qui tutto funzionava. L’unica restrizione che avevamo era che bar e ristoranti dovevano chiudere alle 11, ora hanno tolto anche questa. Da noi ha funzionato tutto sempre. Sembra non ci sia nessuna pandemia. Qui è pienissimo di gente: tutti escono e fanno le loro cose, con una vita normale》.
Il castello di carta si regge sull’assenza di un riscontro oggettivo, sulla mancanza di termini di paragone.
Tutto funziona fintantoché gli individui restano “confinati” all’interno della caverna di Platone mediatica che hanno edificato in questi mesi.
Le testimonianze dall’esterno devono essere sottaciute, censurate o al limite distorte. La pandemia deve essere uguale dappertutto, deve generare le stesse risposte da parte dei governi.
Se venisse meno questa percezione, cadrebbe giù tutto, in un solo colpo.
L’architrave della narrazione pandemica è far credere alle persone che la situazione sia identica ovunque.
Ma non è affatto così.
Chiunque abbia la possibilità di mettere il naso fuori dal cosiddetto “Occidente allargato” non può fare a meno di rimanere abbagliato dal contraltare di una vita che scorre come sempre, da persone che vanno in giro e si relazionano da esseri umani, da bambini che si recano regolarmente a scuola e giocano tra di loro senza oscene museruole sulla faccia.
La verità in questo caso ti può trafiggere come “una pallottola di diamante”, per questo deve essere negata, censurata, irrisa.
Le bolle servono a questo.
Aprite quella porta e uscite, lì fuori c’è la vita di tutti i giorni che vi aspetta.
Fatelo per i vostri figli, prima che sia troppo tardi》.
Giorgio Bianchi, Mosca, 2 febbraio 2021
Volevo citare la fonte ma a quanto pare l’account Fb di Giorgio Bianchi è stato “limitato” per aver postato una foto, allegata al post, del ristorante dove cenava con altri commensali “rigorosamente ” senza mascherina1.
Comunque sia, è mpossibili restare indifferentei a queste parole. Farlo sarebbe impossibile a meno di non essere degli irrecuperabili apatici. Per cui si chiacchierava con degli amici e riporto qui le considerazioni di una di loro:
L’articolo (di Bianchi, ndr), secondo me, esprime perfettamente la situazione attuale:
[“Il castello di carta si regge sull’assenza di un riscontro oggettivo, […] Le bolle servono a questo.”]
La riflessione è questa: come tutti i grandi imperi finiscono, anche il nostro mondo occidentale è alla fine.
La stessa cosa accade nell’organismo umano: quando una parte perde la connessione dal resto del corpo, e resta isolata, confinata come in una bolla, si produce un cancro, ovvero le cellule perdono la loro identità, il loro compito esistenziale e non fanno altro che riprodursi in maniera caotica e invasiva.
Ma non è detto che l’organismo intero per questo giunga alla morte.
Tante nazioni sono state isolate in un regime per lungo tempo: l’URSS, la Cina, la Corea del Nord, l’Argentina, la Jugoslavia ecc. Aree più piccole rispetto all’intero occidente. Piccoli tumori.
Ora la malattia è diffusa a tutto l’occidente ma, fino a quando ci saranno altre aree dell’organismo-Terra-Gea (Gaia, ndr) dove la vita procede nella sua pienezza, la totalità non viene annientata bensì reagisce con vari processi creativi.
Spesso le malattie gravi apportano grandi apprendimenti.
Fino a che restano nell’organismo cellule sane che, grazie alla potenza del loro campo elettromagnetico integro, continuano a dirigere le reazioni chimiche in maniera fisiologica e fino a che alcuni neuroni cerebrali cooperano per un progetto condiviso, l’organismo vive ed evolve.
Quelle cellule sane, quei neuroni cooperanti potremmo essere noi. (anche tu che leggi, ndr)
Non perche migliori degli altri, né per merito, ma perché quello è il nostro compito.
Ad un certo punto si può scegliere di aderire al proprio compito o di rifiutarlo (secondo me a questo si limita il libero arbitrio).
Con umiltà abbiamo scelto di compierlo, accettandone consapevolmente le conseguenze: rinuncia ai riconoscimenti, alla sicurezza dell’appartenere alla maggioranza con la conseguente perdita dei vantaggi anche economici che ne derivano.
Che cosa ci guadagniamo? Personalmente mi sento più viva in una comunità dove posso esprimere sentimenti e idee, sviluppare talenti e creatività, condividere ciò che ho e ciò che so in libertà. Ciò che per me è essenza dell’Umano.
Per quanto riguarda la parte finale del post:
[“Aprite quella porta e uscite, lì fuori c’è la vita di tutti i giorni che vi aspetta.
Fatelo per i vostri figli, prima che sia troppo tardi”.]
Termino così: penso che ciascuno saprà valutare nel proprio ambiente, con i propri tempi, le proprie responsabilità verso le persone che dalle sue scelte dipendono, che cosa può essere messo in opera rimanendo all’interno di questo stesso mondo occidentale.
Un abbraccione a tutte e a tutti🤗❤️
Patrizia
Adesso il covid vi mette paura. I media vi terrorizzano h24, hanno trasformato un virus influenzale nel peggior killer della storia e così facendo si nutrono e vivono della vostra paura.
Siate sempre consapevoli, è l’unica cosa che vi viene chiesto, non nutrire le orde scure.
Alejandro Jodorowsky
Il cambiamento è già in atto ma fintanto che sarete terrorizzati, resterete ciechi e non vedrete alcuna via d’uscita, come tanti bruchi che contro natura non riescono a liberarsi dalla crisalide che ormai s’è materializzata in una mascherina chirurgica, impedendovi di vivere con gioia e amore, salute e serenità ed impendendo al mondo, inteso come comunità umana, di evolversi secondo le leggi universali dell’amore infinito, solo perché avete paura di vivere, ma per vivere ci vuole coraggio…
e il coraggio non è da tutti.
Note:
1
Del cortometraggio su Nick Vjicic consiglio di mettere in loop la scena topica che riassume l’intento di tutto il filmato. La si trova a 13′ 30″. Non lo scrivo così vi godete il corto; ne vale la pena
Grazie!!!
🧡