Dubito Ergo SumCOMUNICAZIONEL’opinione pubblica dà segni di risveglio
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L'opinione pubblica dà segni di risveglio
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L’opinione pubblica dà segni di risveglio

7 minuti di lettura

Secondo un amico L’opinione pubblica dà segni di risveglio. Di seguito le sue interessanti considerazioni circa alcune recenti sondaggi.


di Alessandro Bagnato

Eppur si muove.

Si potrebbero usare le parole di Galileo per commentare alcune novità emerse in queste ultime settimane.

Mi riferisco in primo luogo alle proteste a difesa di Gaza, nate nelle università americane e poi allargatesi agli atenei in giro per il mondo. Pur se alcuni aspetti restano da chiarire – si vocifera di finanziamenti agli organizzatori da parte delle fondazioni di Soros e dei Rockfeller e di pesanti infiltrazioni allo scopo di surriscaldare il clima sociale in vista del probabile successo di Trump alle prossime elezioni – è difficile sottovalutarne l’importanza.

Suggeriscono che da un lato che la narrativa ufficiale sul genocidio di Gaza non tiene più,  dall’altro che molti giovani si stanno finalmente smarcando dalla propaganda mainstream, della quale sono stati succubi in occasione della truffa pandemica e del bellicismo anti-russo.

Il vento sta cambiando?

Qualche segnale c’è. 

Un sondaggio effettuato dall’istituto Termometro Politico, reso noto solo pochi giorni fa, chiedeva agli intervistati la loro posizione in merito al possibile mandato d’arresto a carico di Netanyahu da parte della Corte Penale Internazionale. Ecco i risultati.

L'opinione pubblica dà segni di risveglio - Benjamin Netanyahu arrestato
fonte: termometropolitico

In sostanza,

a condividere l’orientamento della narrativa ufficiale è solo il 15% dei partecipanti.

Gli altri approvano il provvedimento (oltre il 40%), lo giudicano comprensibile (il 25,7%) oppure, pur giudicandolo eccessivo, condannano le operazioni militari israeliane (15.9%). In totale costoro raggiungono l’85%.

Il medesimo sondaggio pone anche una domanda a riguardo della questione vaccinale. Chiede agli intervistati se, in caso di nuova pandemia,  si vaccinerebbero. Queste le risposte.

L'opinione pubblica dà segni di risveglio - Vaccinazioni con nuova pandemia

Solo poco più della metà degli italiani lo farebbe con convinzione. Un altro 10% procederebbe solo se obbligato mentre il 23% dichiara di aver cambiato idea e non volersi più vaccinare, si presume anche in caso di obblighi. Aggiungendo a queste due categorie chi conferma la scelta di non vaccinarsi già operata al tempo del Covid, gli scettici e i contrari raggiungono il 44% del totale, circa 22 milioni di persone, se calcolate sulle persone adulte in Italia.

Sapendo che che gli italiani inoculati in epoca Covid sono stati circa 50 milioni, risulta che

quasi la metà di essi ha cambiato idea. Dispiace solo che per tanti ciò sia avvenuto a seguito di reazioni avverse sperimentate personalmente o sui propri cari.

E’ anche interessante evidenziare che il 52% che conferma la scelta vaccinale la condiziona alle evidenze scientifiche. In epoca pandemica la propaganda è riuscita a far passare come voce della comunità scientifica quella di agenzie e personaggi che di scientifico avevano solo la sigla o il grembiule bianco, mentre in realtà erano pesantemente compromessi da gravi conflitti di interessi.

C’è quindi da chiedersi quante delle persone che dichiarano di volersi vaccinare in accordo con la scienza confermerebbero la loro scelta ove venissero informate del fatto che in epoca Covid l’apparente unanimità scientifica è stata creata tramite una feroce censura di tutte le voci dei moltissimi medici e scienziati che la mettevano in discussione.

Forse, per determinarle diversamente, basterebbe anche solo che fossero adeguatamente informate del fatto che AstraZeneca ha appena ammesso in un tribunale britannico che il suo prodotto causa trombosi mortali e che l’EMA lo ha messo ora fuori commercio. Oppure che nel bugiardino del prodotto Pfizer c’è da tempo scritto che può causare miocarditi e pericarditi fatali. Oppure basterebbe che fossero informate anche solo di qualcuna delle ultime ricerche, come quelle di cui ai seguenti link, che confermano che questi prodotti favoriscono il cancro.

  • La Proteina Spike inibisce le funzioni antitumorali della proteina p53 nelle cellule tumorali: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.04.12.589252v1
  • Sono state fornite prove che l’aggiunta del 100% di N1-metil-pseudouridina (m1Ψ) al vaccino mRNA in un modello di melanoma ha stimolato la crescita e la metastasi del cancro, mentre i vaccini mRNA non modificati hanno indotto risultati opposti, suggerendo così che i vaccini mRNA COVID-19 potrebbero aiutare sviluppo del cancro: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38583833

Qualche tempo fa in un mio articolo commentavo i risultati di una ricerca scientifica. Rivelavano che le persone istruite che si informano direttamente dallle riviste scientifiche mostrano una netta diminuzione della propensione a vaccinarsi.

Chi ha seguito davvero la scienza, è corso alla larga da questi prodotti pericolosi e sostanzialmente inefficaci.

Quando si va direttamente alla fonte, il grafico presentato rivela che la diminuzione della propensione alla vaccinazione riguarda anche chi possiede un titolo professorale, categoria nella quale è probabile si trovi la gran parte di coloro che hanno la capacità e l’abitudine di informarsi direttamente alle fonti scientifiche.
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Tra i segnali di speranza di queste settimane possiamo collocare anche i risultati di un sondaggio effettuato circa un mese fa.  Chiedeva agli intervistati quali pensavano essere i soggetti internazionali che rappresentano una minaccia per l’Italia.

Al primo posto vi è la Russia, con il 26,8% delle risposte. Segue a ruota il radicalismo islamico con il 23%. Fin qui è tutto in linea con la narrativa propagandata dalle istituzioni e dall’informazione mainstream.

Ma subito dopo cominciano le sorprese.

Seguono infatti gli USA con il 20%, poco distanti dalla Russia, e poi la UE, con quasi l’8%. In classifica entra anche Israele, con il 2,8%, mentre la Cina raccoglie un povero 4,1%.

Sommando USA, UE e Israele, abbiamo quindi che oltre il 30% degli italiani pensa che i pericoli per l’Italia derivino dal blocco occidentale più che da quelli che vengono propagandati come i nostri nemici (e che in realtà mai ci hanno minacciato).

Se ad essi aggiungiamo coloro che pensano che non siamo minacciati da nessuno, arriviamo al 42% degli italiani che si è formata un’opinione esattamente opposta a quella che viene proposta incessantemente da almeno due anni. E in fondo anche quel 23% che indica come pericolo il terrorismo islamico dimostra di non credere più di tanto alla propaganda anti-russa. Comprendendo anche loro saliamo al 65%, due italiani su tre.

L'opinione pubblica dà segni di risveglio - Minaccia per l'Italia

Quali osservazioni si possono trarre da quanto fin qui riportato? 

Ritengo possano valere le seguenti considerazioni, da intendersi più come spunti di discussione che come conclusioni.

  1. Che si tratti di prodotti m-Rna, del genocidio di Gaza o della guerra Russia-Ucraina,
    almeno un 40% degli italiani si colloca su posizioni opposte a quelle della propaganda ufficiale, una percentuale che nel caso di Gaza arriva a un plebiscitario 85%.
    E’ probabilmente proprio il genocidio in Palestina ad aver aperto gli occhi di molti sull’esistenza di una potente macchina propagandistica che intende venderci le sue finte verità. Se ci stanno ingannando su Gaza, potrebbe essere la domanda che qualcuno si è fatto, perché non potrebbero averci ingannato sulle altre due questioni più importanti degli ultimi anni?
  2. La propaganda/guerra cognitiva può tanto ma non è onnipotente. Nemmeno quando, come sui temi in discussione, è stata portata avanti con dovizia di mezzi di ogni tipo e avvalendosi della quasi totalità dei governi, delle istituzioni e dei media. Anche utilizzare in maniera estrema le più sofisticate tecniche di ingegneria sociale non è sufficiente.
  3. Le principali istituzioni, e i media mainstream che fanno loro da megafono, sono totalmente disallineati dal sentire del popolo. Si può ancora chiamare democrazia una società in cui i governi operano in maniera così conclamata e su questioni così importanti in senso esattamente opposto quanto vorrebbe la maggioranza della popolazione? Si può ancora chiamare democrazia quando devono ricorrere a una così smaccata propaganda per orientarla?
  4. La propaganda è l’elemento principale del soft-power e dell’azione di guerra cognitiva, quell’insieme di operazioni che i leader delle società che si professano democratiche mettono in atto per orientare le opinioni delle masse senza ricorrere ai mezzi classici dell’autoritarismo.  Desmet insegna che,

    quando la propaganda funziona bene, ne rimane immune non più del 10-15% della popolazione. Siamo oggi su cifre ben più alte e la tendenza è a crescere.

    L’oligarchia comincia a comprendere che le sue armi leggere non sono più così efficaci. Per questo motivo è sempre più frequente l’uso di mezzi autoritari, dal Digital Services Act alla repressione violenta delle proteste americane, dalla legge francese sul carcere per i dissidenti sanitari al divieto di esprimere le proprie opinioni in un convegno, come è capitato in Germania a Varoufakis.

    Tutto ciò però è segno di debolezza: la cupola oligarchica non è più così sicura di farcela.
  5. La nostra azione di resistenza è importante.
    Anche quando sembra non portare a nulla, in realtà scava nel sotterraneo e determina sul medio e lungo periodo cambiamenti significativi. Non è un caso che facciano di tutto per spegnere la nostra voce.

    Occorre continuare il lavoro umile e faticoso volto a diffondere le informazioni corrette.

    Va fatto in maniera pacata, argomentata, razionale, continuando a smascherare senza sosta le mille falsità che i propagandisti del regime mettono in circolo. Non basterà per riportare alla ragione chi è completamente ipnotizzato dagli strumenti della guerra cognitiva, ma può raggiungere quelle persone in buona fede che oggi restano in quel 52% solo perché credono di seguire le evidenze scientifiche.
  6. Siamo in un momento estremamente pericoloso.
    La cricca oligarchica ha sbagliato tutte le ultime mosse, dalla truffa pandemica a Gaza. Inoltre il default economico incombe e anche il loro agognato grande reset non procede così speditamente come vorrebbero.

    Se poi venisse fuori tutto il marcio della truffa pandemica, qualcuno rischierebbe la galera a vita.

    Ecco perché sono ormai disposti a tutto ed ecco perché la guerra in Europa è al momento, purtroppo, l’ipotesi più probabile per il prossimo futuro. La guerra affossa i popoli e rafforza i potenti ma sopratutto resetta ogni cosa e permette di ricominciare da zero. Quando il gioco si mette male, può restare l’unica soluzione.

In conclusione, merita tornare a quanto abbiamo messo in luce all’inizio dell’articolo a riguardo del riemergere dell’opposizione giovanile. 

A fine settembre 2023 è stata svolta un’indagine molto approfondita sulle nuove generazioni in collaborazione tra Unipol e una società di consulenza.

Tanti sono gli elementi emersi che confermano le difficoltà che vivono oggi i ragazzi. Uno risulta invece inatteso. Emerge che nell’ultimo anno è aumentato notevolmente nei giovani l’interesse per la politica (+9 punti tra il 2023 e il 2022).

Se consideriamo che i dati sono di settembre 2023 e quindi non fotografano ancora l’effetto Gaza, il dato odierno si deve presumere parecchio più alto.

Sembrerebbe manifestarsi finalmente un arresto del riflusso nell’individualismo assoluto che ha caratterizzato gli ultimi decenni.

L'opinione pubblica dà segni di risveglio - interesse nella politica dei giovani

Sono tutti piccoli segnali, ma ogni cosa nasce piccola prima di diventare grande. E se si confermassero rappresenterebbero una svolta importante. Sono state le generazioni più adulte a reggere il fronte in questi anni, opponendosi all’urto violento di chi sta cercando di implementare un mondo distopico. Ma da qui a poco starà ai più giovani decidere le sorti della battaglia.

Se sapranno scuotersi dalla loro apatia e riscoprire l’anelito alla verità e alla giustizia che alberga nei loro giovani cuori, la vittoria è certa e un altro mondo sarà davvero possibile.

A noi meno giovani sta di contribuire a risvegliare questo fuoco.

Andrà raccontato incessantemente alle generazioni in crescita che la situazione di precarietà sociale ed esistenziale che vivono è in buona parte frutto di un sistema economico che premia pochi potenti e getta nelle difficoltà il resto della popolazione.  

Andrà raccontato loro che la responsabilità di quanto è accaduto a Gaza. in Ucraina e in epoca Covid è di un complesso militare-finanziario-mediatico che tutela gli interessi delle industrie delle armi e dei farmaci,  degli apparati di intelligence e degli oligarchi della finanza, e che diffonde interessate menzogne tramite possenti operazioni di guerra psicologica.

Andrà raccontato loro che questo potere profondo e interconnesso sta corrodendo la democrazia e vuole usare la tecnologia non per il bene dell’uomo ma per ottenere un potere incontrastato.

Andrà raccontato loro che è questo perverso meccanismo che sta avvelenando il loro futuro e va fermato prima che sia troppo tardi.

Andrà più di tutto raccontato loro che senza recuperare alcuni valori profondi come singoli e come società ogni sforzo per costruire un mondo migliore sarà vano.

Quello che ci attende è un compito difficile ma non ha alternative.

E questi timidi segnali vengono a dirci che forse è meno difficile di quanto il nostro pessimismo ci porta a pensare.


Articolo originale di Alessandro Bagnato Pubblicato su SFERO il 7 maggio 2024 alle 17:53

Foto di copertina StockSnap da Pixabay

Carogiù

”La saggezza arriva con l’abilità di essere nella quiete. L’essere nella quiete,l’osservare e l’ascoltare, attiva in voi l’intelligenza non concettuale. Lasciate che la quiete diriga le vostre parole e le vostre azioni.“ ~ Eckhart Tolle

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