A cura di Lidia
Ho scoperto recentemente, navigando tra i soliti canali cosiddetti complottisti, che esistono gli “e-sport” e che questi saranno lo sport del futuro!
Chi, come me, ha qualche anno sulle spalle, forse ricorderà che esisteva un gioco che si chiamava PONG e che consisteva nel riuscire a colpire la pallina bianca prima che colpisse il fondo dello schermo.
Non aveva una grafica accattivante (bianco e nero), né musiche o effetti speciali, ma era un passatempo che ricordo ci sembrava farci pregustare un certo sapore di futurismo.
Da allora molti passi sono stati fatti nel miglioramento di schede grafiche, computer, consolle e quant’altro, tanto che oggi la wii kinect sembra ai più giovani una tecnologia superata, avendo la possibilità di accedere ad occhiali per la realtà virtuale.
Personalmente, forse perché con queste tecnologie non ci sono nata, guardo con un certo sospetto questa nuova realtà che, mi sembra, isoli sempre di più invece di divertire soltanto.
Si pensi al famigerato cellulare: io ho avuto il mio primo cellulare, un improponibile alcatel con antenna estraibile, dopo la laurea e mio figlio, a sentirlo, sgrana gli occhi… “e come facevi senza?”.
Già, come facevamo a comunicare, a parlarci, a fissare appuntamenti?
Stranamente nel modo più impensabile oggi: ci incontravamo. Ma in tempi di covidiotismo pare essere inammissibile incontrarsi, abbracciarsi, parlarsi senza filtri, vetri, stracci. E i giochi? Lo sport? Appunto. Non si va più “al campetto” che chi c’è c’è e si gioca sempre; ora non si va a giocare al parco con i compagni di scuola, non si fanno più le gare abbracciandosi sudati dopo un gol segnato.
Oggi ci sono gli “e-sport”, riconosciuti addirittura a livello federale. E dirò di più: sono anche proposti progetti alle scuole per gli sport del futuro. Per esempio quello che è stato proposto da FEDERSPORT a diversi istituti scolastici sul territorio italiano. Nel progetto viene specificato:
"Crediamo che gli eSport superino il primo punto, come attività fisica. Sebbene i giocatori si siedano e utilizzino un computer e un mouse durante il gioco, diverse ricerche hanno dimostrato che lo sforzo fisico dei giocatori è alla pari con gli atleti degli sport tradizionali. Ad esempio, durante una competizione, i giocatori raggiungono fino a 400 movimenti sulla tastiera e sul mouse al minuto con entrambi le mani, registrano frequenze cardiache simili a quelle dei maratoneti e hanno quantità di cortisolo, l'ormone dello stress, paragonabili a quelle dei piloti di Formula 1."
Qui sotto potete leggere per intero il progetto nella sua entusiastica esaltazione:
http://www.federesports.it/scuola/2021/progetto.pdf
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Nel leggere questo progetto, nell’immaginare gli scenari che si presentano, il valore dell’inclusione che si propone nel progettare un’accademia di e-sport mi fa venire in mente un cartone animato del 2008 della Pixar Animation Studios, “Wall-e” in cui veniva rappresentata un pianeta Terra abbandonato per l’eccessiva presenza di rifiuti e una sorta di astronave in cui si sarebbero rifugiati gli umani in attesa che Wall-e, il piccolo ed efficiente compattatore di rifiuti, finisca il proprio lavoro in attesa che la vita si rifacesse viva.
Gli umani, nell’astronave, vivono perennemente sdraiati su dei divani sospesi, hanno perso qualsivoglia tono muscolare e desiderio di altro che non cibo e realtà virtuale. Non so a voi, ma a me pare che quello che si sta profilando, tra dad selvagge, ore al pc e al cellulare, giovani iperconessi, non sia molto diverso dal futuro immaginato dai creatori della pixar.
Non sottovalutiamo il potere dell’immaginazione. Il pensiero crea e coloro che tirano le fila del gioco lo sanno molto bene. non a caso proprio in questo periodo stanno spingendo più che mai prima verso un’ipertecnologizzazione della società.
Soltanto nel 2011, Attali dichiarava che “La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura” attraverso una serie di meccanismi sociali che possono crearsi ad hoc e “La pandemia che sta iniziando (suina, ndr) potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti”, poiché essa farà emergere, “meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.” In pratica per il cosiddetto “padre spirituale” dell’attuale premier francese Macron, già consigliere di Mitterand prima e Sarkozy poi, nonché banchiere francese JACQUES ATTALI: