A cura di Giuliano C.,
Come anticipato, ho definitivamente messo alla berlina whatsapp, ma la mia esperienza coi social inizia all’università quando aprii l’account con gmail circa 16 anni fa (si poteva solo su invito se non erro, ndr) e dopo neanche un mese cominciarono ad arrivarmi letteralmente una marea di mail, almeno 2 o 3 al giorno, da parte di Facebook per “avvisarmi” che qualcuno che potevo conoscere s’era iscritto alla piattaforma di Coupertino.
Questa ingerenza nella nuova casella di posta elettronica, che consideravo ingenuamente un mio spazio privato, mi diede talmente fastidio (già all’epoca ero refrattario a questo tipo di “azioni” unilaterali) che presi fin da subito in antipatia il social che si stava prepotentemente affermando tra i giovani di allora con la scusa di ritrovare i vecchi amici del liceo.
Notato nulla? No? All’epoca non avevo fatto ancora in tempo a comunicare la nuova email a nessuno, tranne che a un paio di amici nerd colleghi universitari, che Facebook, sapeva già come contattarmi indicandomi nomi e cognomi di determinate persone di mia conoscenza tramite il super algoritmo creato dall’altro nerd (più fortunato) Zuckerberg. Se si studia un pò la storia del social una risposta a questa vicenda la si può dare1.
Ma il punto è che Facebook aveva acquisito i miei dati con la complicità di Google senza chiedere il permesso a nessuno, né tantomeno a me, di inoltrarmi quelle email. Certo può essere che tale pratica fosse esplicitata in una riga del lunghissimo contratto stipulato allora via internet – cliccando OK – tra cliente e utilizzatore finale.
I dati dei clienti sono stati fin dai primi passi l’oro informatico per le grandi compagnie di Silicon Valley.
Fatto sta che da allora non mi sono mai iscritto al social più famoso del Web e pensate un pò sono riuscito a vivere una vita normale! Ma alla fine mi ha raggiunto, poiché gli amici di Playmastermovie (se volete potete iscrivervi al canale Telegram QUI) mi hanno creato un account di servizio col quale poter postare gli articoli sui loro canali FB.
Ed è così che la mia avventura in Facebook inizia:
- alle 19:22 e faccio il mio primo accesso;
- comincio a familiarizzare con le varie funzioni e posto due articoli: nello specifico questo – Tamponi e PCR l’artiglieria del futuro – e questo – UFO: ora disponibile l’archivio della CIA. E aumentano gli avvistamenti.
- alle 19:46 Facebook mi fa sapere che:
Beh, direi che c’è da esserne fieri no? 😂
Così ha avuto inizio e fine, nel giro di 20 minuti, la mia esperienza su faccia da libro.
Ma questo teatrino s’è ripetuto anche con Youtube quando, per la prima volta dopo 15 anni, ho cominciato a caricare qualche video tra cui alcune mie interviste. Finché un paio di mesi fa non ho caricato un video del Dott. Moscarella (Biologo) e neanche il tempo di caricarlo che dopo soli 4 minuti mi fanno sapere che:
“L’eliminazione del video NON comporterà la risoluzione dell’avvertimento”, capite la “rigidità anglosassone” come funziona? Con questo principio nessuno ha la possibilità di recuperare eventuali infrazioni.
Questo è esattamente ciò che è accaduto a Byoblu. Io e il canale ideato da Messora siamo esattamente sullo stesso piano (che onore!) per l’algoritmo messo a “vigilare” sulle violazioni delle norme della community (ricordatevi bene queste parole, ndr), anche se direi piuttosto a sorvegliare a comando come un novello ed efficiente kapò informatico.
Solo che il canale video di Messora è sulla piattaforma da almeno 16 anni e mai aveva ricevuto alcun “allert” ma dal 2020 a.c. (anno covid) tutto sta cambiando e viviamo in una “nuova normalità” che noi tutti, chi più chi meno, stiamo contribuendo ad alimentare sotto lo schiaffo del potere abusivo e burattinato che da gennaio 2020 (si, è passato un anno dal vostro #iorestoacasa e #andratuttobene) ha governato a colpi di DPCM incostituzionali anche grazie all’opposizione, salvando l’onore di qualcuno.
Per un certo periodo Byoblu è stato sospeso anche dalla piattaforma Mastodon. Ma poiché non si fa mancare nulla oggi viene dinuovo oscurato un suo video (già in apertura del servizio si auguravano di no!) perché REO di parlare, per bocca del Senior Scientist dell’Università di Siena Dott. Domenico Mastrangelo, di vitamina C come potente antivirale, esaltandone il suo potere preventivo in merito alle influenze stagionali, ivi compreso la covid-19, nonostante questo sia storicamente riconosciuto a livello mondiale.
Il Senior Scientist riporta, basandosi su una pubblicazione di Eurosurveillance (rivista online dell’ECDC), che il sars-cov-2 non è stato ancora isolato, perché sapete… i coronavirus mutano! E che quindi per definizione stessa di mutazione si può al massimo isolare una “variante”… varianteee… inglese, brasiliana, sudafricana, solo per citrne alcune.
Insomma oramai i canonici social che ci hanno accompagnato (direi ammaestrato a questo punto, e non lo dico io ma piuttosto l’ex vicepresidente di Facebook, vedi qui → I Social media non uniscono dividono) per quasi tutta la nostra gioventù sono diventati fedeli servitori di un sistema che ha come unico interesse quello di mantenere lo status quo con la scusa o pretesto di accusarti di non essere in linea con regole della community, adducendo le più disparate motivazioni, il culmine delle quali, che ha visto protagonista ancora Byoblu, potrebbe essere anche un generico, quanto subdolo, causare “disagio e fastidio“, così come ha addotto la piattaforma di pagamenti elettronici Satispay.
Ed è così che molti degli utenti più in vista su tali social, che sono stati oggetto di censure, shadow bunning, sospensioni e altre forme che possono configurarsi come delle vere e proprie forme di mobbing informatico, hanno deciso di trasferirsi su altri social, per ora, più rispettosi della libertà di informazione e del rispetto della pluralità di pensiero o creando delle piattaforme private sui propri siti web rendendole disponibili (talvolta anche a pagamento, visto che non speculano sui dati dei propri utenti) senza dover fare i conti con padroni di casa che si professano libertari ed inclusivi, offrendo un servizio al pubblico, quando invece nei fatti non è così.
Uno di questi nuovi social alternativi è SFERO che ha fatto della Lotta ai comportamenti dannosi uno dei suoi pilastri portanti:
“uno dei nostri principali obbiettivi è far sentire al sicuro l’utente, per questo motivo disponiamo di team dedicato a sorvegliare, ed eventualmente reprimere comportamenti scorretti o contrari alla legge. Contemporaneamente sviluppiamo ed applichiamo software avanzati per rilevare usi impropri dei nostri prodotti.
continua sulla fonte…
Quando l’utente pubblica o carica un contenuto coperto da diritti di proprietà intellettuale (ad es. foto o video) in relazione o in connessione con i nostri prodotti, ci concede una licenza non esclusiva, trasferibile, conferibile in sottolicenza, non soggetta a royalty e globale per la trasmissione, l’uso, la distribuzione, la modifica, l’esecuzione, la copia, la pubblica esecuzione o la visualizzazione, la traduzione e la creazione di opere derivate dei propri contenuti (nel rispetto della privacy dell’utente). Ciò implica, ad esempio, che se l’utente pubblica una foto, ci autorizza a memorizzarla, copiarla e condividerla con altri soggetti (sempre nel rispetto delle proprie impostazioni), quali fornitori di servizi che supportano il nostro servizio o altri prodotti in uso.
L’utente può revocare questa licenza in qualsiasi momento eliminando i propri contenuti o il proprio account”
Certo che in definitiva si rischia ancora di dividersi in poli autoreferenziali. Ma se il confronto civile tra diversi punti di vista viene soppiantato da un pensiero unico, caldeggiato e supportato nei modi più scorretti, immorali e faziosi allora si devono trovare o creare nuovi spazi di libero confronto, magari autogestiti e non oppressi dalla censura, specie se questa risponde ad una delle due parti.
Note:
1 Gmail, il provider di servizi di posta elettronica più popolare, Facebook, il social network più popolare, ma a causa della rivalità professionale e commerciale, lo scorso anno entrambi hanno interrotto la collaborazione e il servizio Gmail ha bloccato la funzione “Trova i tuoi amici” di Facebook.
Google era infastidito dal fatto che Facebook consentisse agli utenti di scoprire nuovi amici in base al proprio elenco di contatti all’interno di un account Gmail, ma Facebook stesso non ha permesso che la procedura andasse al contrario. Con ciò, non c’è modo di popolare il tuo elenco di contatti Google con qualsiasi informazione associata a Facebook, significa che non esiste alcun metodo per popolare il tuo elenco di contatti Google con qualsiasi informazione associata a Facebook. In risposta, Google ha negato a Facebook la possibilità di estrarre informazioni dai contatti di Google. [fonte]
Fonti:
– https://www.byoblu.com/2021/02/06/youtube-sospende-ancora-byoblu-altri-7-giorni-di-censura-per-un-video-di-5-mesi-fa/
Ottimo articolo. I social non uniscono, dividono, sono d’accordo.
Ma d’altronde chi li gestisce fa leva sul senso di appartenenza alla comunità (community) e quindi, se vuoi essere riconosciuto devi limare la tua posizione, e quindi i limitare i tuoi pensieri.
E’ puro conformismo.
Grazie per le riflessioni fatte e fatte fare-
Facebook è gratis, Gmail è gratis… solo il formaggio nella trappola per topi è gratis. Preferisco pagare protonmail oppure Sfero o altri servizi perché aòmeno posso vantare diritti. L’articolo non poteva essere più esplicito.