A cura di Lidia B
Sostengo da tempo, ed ultimamente ne ho ancora più conferma, che i pensieri sono tutti CREATIVI, nel senso che CREANO qualcosa, che – prima o poi – si trasformerà in realtà.
Tutti i nostri pensieri si possono trasformare in realtà, positivi o negativi che siano. Direzionare un flusso di pensieri negativi su un versante positivo non è però semplice, ma fa parte di processo basato sull’esperienza, sulla pratica, su strumenti che è possibile acquisire.
Un modo per arrivare a diventare creatori di pensieri positivi potrebbe essere quella di invertire l’ordine abituale delle cose: il pensiero genera la parola e l’azione.
Quindi se io attuo un comportamento che va nella direzione dell’obiettivo poi otterrò la riconversione del pensiero che segue.
Questo, spesso, significa uscire da una zona di “confort” nella quale siamo abituati a sentirci padroni di noi stessi, nel bene e nel male.
Un lavoro che non ci piace, per esempio, ci pesa moltissimo ma allo stesso tempo regola in modo ordinato e preciso la nostra giornata.
Può sembrare quindi preferibile tenersi saldo quel posto di lavoro piuttosto che affrontare l’incertezza di restare senza impiego per un tempo indeterminato.
Rimanere legati a quell’ambito lavorativo ci fa sentire “sicuri” e al tempo stesso quella situazione alimenta pensieri negativi e cortocircuitati, consolidando a sua volta la resistenza al cambiamento.
Questo vale per ogni ambito della nostra vita, dagli affetti, ad un cambio di casa, alle abitudini alimentari e via dicendo.
In questo periodo, in particolare, poi, stiamo tutti affrontando l’enorme difficoltà di gestire tutto ciò che consegue alla situazione “covid”, da un punto di vista pratico e su ogni emozione ad essa connessa.
La nostra resilienza, la nostra capacità ad impattare su questa situazione dipende, oltre che dalle nostre credenze, valori e idee, anche dalla nostra capacità di alimentare pensieri positivi e soprattutto di evitare quelli negativi, che generano ansia, paure, depressione e – infine – intaccano il nostro sistema immunitario. Ma allora
Come alimentare pensieri positivi?
Sovvertendo azioni e pensieri come ho accennato sopra, con la meditazione, con l’attività fisica che produce endorfine, stando immersi il più possibile nella natura, mangiando sano e con il contatto con persone a noi affini che condividono idee e valori.
Ognuno di noi, poi, può costruire dentro di sé una strategia per orientare i propri pensieri in una direzione di positività come ha fatto la proprietaria di un bar di Roma, Cristina Mattioli, che ha appeso dietro al banco degli avvisi che invitano in maniera perentoria a non parlare di Covid.
Dice la proprietaria del bar: “Dobbiamo ricominciare a vivere, ci sono anche altre cose che ci siamo persi oltre il covid. Dobbiamo riprenderci in mano la nostra vita normale. Abbiamo bisogno di leggerezza, almeno durante la pausa caffè”.
Trovo che questa scelta sia un atto di coraggio e determinazione, che non sconfiggerà completamente la paura e i pregiudizi, non risolverà la grande crisi economica e sanitaria in atto, ma aiuterà senz’altro molte persone a comprendere quando sia importante orientare i propri pensieri, le parole e quindi le azioni in una direzione positiva.
Ricordo anche, con grande piacere, la “Tecnica dei 101 desideri” di Igor Sibaldi, di cui è possibile apprendere la spiegazione in questo video.
Si tratta di una tecnica semplice ma al tempo stesso complessa che consente di intervenire sulla propria motivazione interiore e alimentando un processo di crescita e consapevolezza.
In qualunque momento di crisi, dunque, è possibile “pensare positivo” perché ogni cosa che accade, fuori e dentro di noi è messaggera di un cambiamento, di un pensiero, di una consapevolezza.
Come alimentare pensieri positivi è nostra responsabilità. Per cui, educare noi stessi alla comprensione del significato e del valore di essi, con fiducia e con ottimismo aiuta ogni cellula del nostro corpo ad immagazzinare informazioni e sensazioni positive che aiuteranno la nostra salute e il nostro stato d’animo.
Il vero coraggio è proprio questo: ballare sotto la pioggia e danzare sopra le macerie, ballare nudi nel campo della mente (libro di Kary Mullis che consiglio), perché, così facendo, sappiamo che qualcosa di buono comunque nascerà.
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