Sul clima e il riscaldamento climatico il resto della storia siamo noi, se non ci lasciamo influenzare da ciò che propagandano stampa e TV.
“Il resto della storia” era un programma radiofonico condotto da Paul Harvey per la ABC News.
In ogni puntata raccontava una storia alla fine della quale forniva poi delle informazioni agli ascoltatori per rendere chiara la morale “il resto della storia”.
Nelle sue analisi Harvey era chiaro, sorprendente, divertente e solitamente illuminante.
Ciò che ci riproponiamo su Dubito Ergo Sum e proprio lo stesso approccio, cercando di suscitare quella curiosità e interesse verso quegli argomenti che vanno spesso controcorrente ma che sai essere giusti e ti chiedi perché non vengano affrontati o peggio mistificati e strumentalizzati per scopi che hanno l’unico fine di terrorizzarti e addomesticarti.
Il disegno era noto all’opinione pubblica fin dall’inizio degli anni 90′ e anche prima.
Oggi non possiamo fare a meno di constatare che questi “complottisti” della prima ora mettevano sull’avviso i popoli che le élite globaliste traggono nutrimento e sostentamento attraverso la creazione di crisi.
In questo ormai mitico discorso, tenuto il 30 settembre del 1992, all’incontro annuale della Radio and Television News Directors Association, criticò il ruolo dei media nella creazione di false crisi ambientali e sociali e mise in guardia, già oltre 30 anni fa, riguardo le falsità narrate dai media sul clima e il cambiamento climatico.
Con la complicità dei media affamati di titoli, l’ultima crisi di questo mese ha avuto a che fare con il riscaldamento climatico.
Paul Harvey
[…]
Uno degli obiettivi principali di una recente missione di uno Shuttle è stato quello di determinare la portata e l’entità del cosiddetto buco dell’ozono, e da allora il silenzio è stato assordante da coloro il cui sostentamento dipende dalla creazione delle crisi“
[…]
Se ci lasciamo influenzare da ciò che scrive la stampa, nel prossimo decennio potremmo spendere mille miliardi di dollari per distruggere ciò che resta dell’economia americana, in un tentativo del tutto inutile di cancellare la rivoluzione industriale.
30 settembre 1992
Visto che siamo una colonia americana de facto, quando si legge economia americana, leggasi l’economia di tutti quei paesi che sono sotto l’influenza degli USA e va da sé che loro devono scegliere tra gli americani e tutti gli altri scelgono prima l’America.
“America first!”
a buon inteditore poche parole.
I vari governi che da oltre 30 anni si susseguono come le damigelle al ballo del liceo, ti mentono ogni giorno della tua vita, dal giorno in cui nasci, fino al giorno in cui muori.
Se non consapevolizzi questo non uscirai mai dalla prigione mentale che ti ha reso apatico verso ogni nefandezza che ti rifilano quotidianamente dagli USA, passando per il WEF e Bruxelles per arrivare, con la complicità del tuo amato governo, fin dentro casa tua per importi leggi antiumane e che sono a danno dei molti e a beneficio dei soliti pochi.
fonti:
– fonte video C-SPAN https://www.c-span.org/video/?32831-1/paul-white-award-banquet
Foto di Gerd Altmann da Pixabay