L’apparato industriale-militare di JFK e il vecchio Ike incarna perfettamente quello che in tanti identificano con il deep state americano.
Sia Dwight D. Eisenhower che John F. Kennedy hanno espresso forti preoccupazioni riguardo al potere eccessivo dell’apparato industriale-militare negli Stati Uniti.
Si riferivano all’influenza esercitata dall’industria della difesa, dai militari e dai politici che sostengono ingenti spese per la difesa, al punto da potere influenzare in modo significativo le decisioni politiche e gli equilibri democratici del paese.
Nel suo discorso di addio alla nazione del 17 gennaio 1961, il presidente Dwight D. Eisenhower, ex generale e comandante in capo durante la Seconda Guerra Mondiale, espresse una delle denunce più famose dell’apparato industriale-militare.
“Dobbiamo guardarci dall’acquisizione di un’influenza indebita, sia cercata che non cercata, da parte del complesso militare-industriale.
Il potenziale per la disastrosa crescita di un potere fuori controllo esiste e persisterà”.
Eisenhower, in sostanza, avvertì che l’industria bellica e le forze armate avevano raggiunto una dimensione tale da esercitare una pressione eccessiva sul governo per mantenere, o addirittura espandere, lo stato di militarizzazione del paese.
L’eccessiva influenza di questo settore rischiava di portare a un perenne stato di guerra, spingendo le aziende di difesa a dettare scelte strategiche basate più sui propri interessi economici che sul bene collettivo.
Poco più di tre mesi dopo l’addio di Eisenhower, John F. Kennedy, nel suo famoso discorso al Waldorf-Astoria deel 27 aprile 1961, denunciò anch’egli i pericoli derivanti da una struttura di potere parallela e segreta.
“Siamo di fronte a una cospirazione monolitica e spietata che si basa principalmente su mezzi nascosti per espandere la sua sfera di influenza…”.
Kennedy approfittò di un discorso vertente sulla minaccia del comunismo, ma le sue parole risuonarono come un avvertimento più ampio contro le organizzazioni segrete e non democraticamente controllate che agivano all’interno dello Stato.
La sua preoccupazione era che l’industria bellica, unita agli apparati di intelligence (come la CIA), potesse esercitare un controllo che andava ben oltre i limiti costituzionali.
Ne aveva ben donde poiché l’esistenza e l’operatività di quell’apparato industriale-militare ebbe notevoli conseguenze per gli USA, anche tramite il braccio armato della NATO.
Nel dopoguerra, con l’inizio della Guerra Fredda, la spesa militare statunitense esplose, alimentata dalla convinzione che un forte apparato militare fosse l’unico modo per contrastare la minaccia sovietica.
Questo portò a un intreccio sempre più stretto tra industria della difesa, politica e militari. Tra le principali conseguenze di questo apparato furono:
- Spese militari esorbitanti con sproporzionate risorse stanziate alla difesa rispetto agli investimenti in altri settori come istruzione, sanità o infrastrutture.
- Le lobby dell’industria bellica hanno avuto e hanno tutt’oggi un’enorme influenza sul Congresso, spingendo per approvare budget miliardari per la difesa e per intervenire in conflitti all’estero e perché no anche crearli.
- Infatti gli Stati Uniti hanno intrapreso diverse guerre e interventi militari in vari paesi, come il Vietnam e successivamente Iraq e Afghanistan, spesso anche a scapito della diplomazia o di strategie alternative (remember Colin Powell, nda)
- Inoltre la CIA e altre agenzie di sicurezza nazionale acquisirono un potere e un’autonomia considerevoli, operando spesso senza trasparenza e con scarsi controlli da parte delle istituzioni democratiche.
Sembra che il “Deep State” sia più una realtà consolidata che un governo ombra.
L’apparato industriale-militare americano non è segreto, ma il modo in cui esercita pressioni per perpetuare le sue attività e mantenendo alto il livello di interventismo bellico del paese si sovrappone coerentemente con l’agire di un “deep state”.
Più che una cospirazione, rappresenta un sistema di potere consolidato che tende a preservare e promuovere i propri interessi, influenzando la politica nazionale e internazionale.
Le denunce di Eisenhower e Kennedy anticiparono problemi ancora attuali: il rischio che interessi economici e di potere legati all’industria della difesa possano sopraffare le decisioni governative e mettere in secondo piano i principi democratici e gli interessi della popolazione.
Quegli avvertimenti sono diventati una pietra miliare sull’influenza del “complesso militare-industriale”, rimanendo ancora oggi e con più consapevolezza al centro delle riflessioni sul rapporto tra democrazia e potere militare.
Consiglio la visione del seguente documentario1 del 1971 con la voce di Massimo Mazzucco.
Il docufilm “Il Complotto Capitalista” (The Capitalist Conspiracy – 1971) esplora l’ascesa delle principali dinastie bancarie globali, rivelando cospirazioni e intrighi che si sono sviluppati nel corso dei secoli, con l’obiettivo di esercitare un controllo sulla politica mondiale. Nonostante sia stato realizzato oltre cinquant’anni fa, il suo contenuto rimane di grande rilevanza, poiché indaga sulle origini di quello che oggi chiamiamo “Deep State”.
Jack e Ike ci hanno lasciato in eredità un monito che oggi più mai, in questo periodo storico, riecheggia con sutta la sua potenza.
Note:
1 ERRATA CORRIGE: Al minuto 18 manca un “non” nella narrazione. Il testo corretto è: “Egli disse loro che erano i custodi di una magnifica tradizione di educazione, bellezza, stato di diritto, libertà, decenza e autodisciplina, ma che tale tradizione non poteva essere salvaguardata se questa NON fosse stata estesa alle classi inferiori in Inghilterra e alle masse del resto del mondo.”
foto di copertina: by Robert Knudsen – NARA Image – JFK and Eisenhower Camp David, Maryland 22 aprile 1961
Un film che evidenzia la decadenza della società e le montagne di bugie che ci hanno proposto negli ultimi anni.
Un’ora e mezza spesa bene per comprendere nel dettaglio e nel suo insieme la fragilità dei valori e la impunibilità di certi soggetti che si è aggravata durante il periodo pandemico.
Inside Job è un film documentario americano del 2010, diretto da Charles Ferguson, sulla crisi finanziaria della fine degli anni 2000.