Dubito Ergo SumARTECome un bonsai
Dubito Ergo SumARTECome un bonsai
bonsai
5 minuti di lettura

La mia storia coi bonsai iniziò quando ero uno studente universitario a metà degli anni 90′.

Passeggiavo per strada e rimasi folgorato da questo piccolo albero che un cinese teneva esposto su un tavolino da campeggio in mezzo a una delle vie più trafficate di Napoli.

Fu una specie di colpo di fulmine. Qualcosa di sovrannaturale mi spinse a comprare quella pianta, forse anche per una specie di pietismo nel vederla lì esposta come una merce comune, per lo più immersa nell’inquinamento cittadino.

bonsai

Quella piantina meritava rispetto per la sua caparbietà, pazienza e nobiltà con cui assecondava il desiderio materialista del suo venditore. Quel piccolo bonsai rappresentava un rifugio in miniatura per la natura, evocando in me un senso di protezione e ordine.

Era un piccolo olmo. Lo tenni per una decina di anni. Fu il primo di una lunga lista e mi introdusse in un mondo che in qualche modo sentivo che mi apparteneva.

Da allora ne ho cresciuti e curati parecchi e ogni volta che posso entro in vivaio e puntualmente cerco la piantina più sfigata che nessuno comprerebbe se non un bonsaista che riesce a intravederne la potenziale unica bellezza dell’esemplare.

Quando preparo gli attrezzi, il terriccio, i vasi per un rinvaso o una potatura entro in un mondo senza spazio, senza tempo.

Contemplare l’essenza che ho davanti, intuirne i segreti, la sua storia e accompagnarla nella crescita mi sprofonda in una sorta di trance meditativa.

E come se mi sintonizzassi su una frequenza che non è di questo mondo ma il loro mondo, quelle delle piante.

Riesco quasi a percepire la linfa che scorre sotto la corteccia creando una specie di connessione con ogni foglia e ramo.

Curare un bonsai è come curare te stesso.

Si crea una una connessione, almeno lo è per me, tra il nostro corpo e il e quello del bonsai, tale che non puoi fare ameno di riflettere sul rapporto che hai con il tuo corpo.

Il corpo può intendersi come il “tronco” della nostra esistenza, il fulcro che sostiene il nostro essere, mentre i “rami” rappresentano le nostre azioni, le connessioni e i percorsi che tracciamo nel mondo.

In un continuum ciclico che dura tutta la vita, facciamo scelte che ci portano verso un cammino piuttosto che un altro e quando ritorniamo sui nostri passi è un pò come potare un ramo.

Il taglio non lo operi a caso, ma segui i nodi fino al punto in cui l’alberello è cresciuto in modo armonico ed equilibrato e tagli laddove la crescita ha iniziato a creare uno squilibrio che non è solo estetico ma anche esistenziale per la pianta.

Bonsai - nebari in vista

Il nostro corpo non è un semplice involucro o un mezzo, ma è una manifestazione viva della nostra storia personale.

Proprio come un bonsai richiede cura, attenzione e rispetto per crescere in armonia, così il nostro corpo necessita di ascolto e consapevolezza.

Il corpo è la radice del nostro equilibrio, così come lo è un tronco per ogni bonsai, a partire dalle sue radici, sia nella parte invisibile, che sprofonda nel terriccio, che in quella visibile (il nebari, nda).

Quando osservi le curve e le imperfezioni di un bonsai, impari ad accettarle come parte integrante della sua bellezza unica; perché solo così potrai portare alla luce tutto il suo potenziale estetico e armonico.

Un bonsai più è tortuoso e tormentato dalle intemperie naturali più esprime forza e carattere, acquisendo autorevolezza nel suo portamento.

Così come un bonsai dovremmo anche noi accogliere i segni del tempo sul nostro “tronco” personale. Le rughe, le cicatrici e i cambiamenti fisici sono come i nodi e le torsioni di un bonsai modellato dalle intemperie: testimonianze di resistenza e trasformazione, piuttosto che difetti da nascondere.

bonsai

Acquisendo questa consapevolezza quando si lavora a un bonsai, non si può fare a meno di realizzare che essere troppo duri con se stessi è una mancanza di gentilezza verso la nostra individualità, facendoci dimenticare di celebrare ogni giorno, ogni momento l’unicità del nostro corpo, di ogni corpo.

Ogni volta che ho lavoro a un bonsai, dedicandogli cura e amore, resta in me un senso di pace e di riconnessione con il mio corpo, inteso nella sua totalità sia fisica che eterica.

Non sono più qualcosa da perfezionare, ma da comprendere e accettare; e ciò non fa altro che migliorarti. Riscoprendo la sacralità della fisicità, vivendo in sintonia con essa, proprio come un bonsai vive in armonia con il suo ambiente, mentre le mie mani lo modellano.

Mia moglie a volte mi prende in giro dicendo che questo non è altro che un modo di affermare la superiorità dell’uomo sul mondo vegetale, ma Il bonsai non è affatto l’oggetto della supremazia dell’uomo sulla natura, bensì un sublime esempio di cura, armonia e rispetto verso il mondo vegetale.

Coltivare un bonsai richiede dedizione, pazienza e un’attenzione meticolosa, che testimoniano il profondo amore e la connessione dell’uomo con le piante.

Questa pratica, nata dalla filosofia orientale, non si basa sull’imposizione o sul controllo, ma su un’idea di coesistenza e simbiosi.

Il bonsai non è ridotto o forzato contro natura; piuttosto, viene curato con tecniche che seguono i suoi ritmi biologici.

Un bonsaista non si pone come padrone, ma come custode. Personalmente osservo attentamente ogni segnale dei miei bonsai, mi adatto alle loro esigenze e cerco di esaltarne l’insita e naturale bellezza.

Possedere e lavorare un bonsai implica un profondo rispetto per la sua essenza. Ogni potatura, ogni rinvaso e ogni legatura sono azioni guidate dall’intento di preservare la salute e l’equilibrio della pianta.

Questo tipo di attenzione, spesso superiore a quella riservata ad altre piante, dimostra che il bonsai è oggetto d’affetto e non di dominio.

Sempre mia moglie a volte, con tono di sfottò, mi accusa di non guardare lei allo stesso modo!

Il bonsai è testimone e portatore di un messaggio culturale e spirituale: la ricerca dell’armonia tra uomo e natura, la contemplazione del tempo che scorre e la consapevolezza della bellezza nella semplicità.

Ogni bonsai racconta una storia unica, frutto di una relazione intima tra il bonsaista e la pianta, in cui non c’è prevaricazione, ma dialogo e rispetto reciproco. Non puoi avere rispetto per te stesso se non hai rispetto per il tuo bonsai, per tutte le piante e in senso lato per tutti gli esseri viventi di questo pianeta che ci ospita.

Il bonsai come una casa

Se ci pensate bene, il bonsai è un pò come una casa vivente, che necessita di una solida “struttura” (le radici e il tronco) per mantenersi stabile e accogliere la vita. Così come una casa deve essere progettata con attenzione per durare nel tempo e adattarsi ai cambiamenti, anche il bonsai richiede una manutenzione costante e un occhio per l’armonia.

Il bonsai e il corpo umano

Infine, se paragoniamo il bonsai al corpo umano, non possiamo non cogliere la complementarietà tra il flusso e l’energia vitale (il famoso Qi dei cinesi, nda), che nel bonsai è rappresentata dal movimento della linfa e nel corpo umano dal sangue e dall’energia interiore.

I rami del bonsai sono come gli arti di una persona, che devono essere sì flessibili ma anche robusti, mentre le radici richiamano la nostra connessione con la terra e le nostre basi emotive o spirituali.

Inoltre, come accennavo, proprio come un corpo sano richiede cura e attenzione, anche il bonsai prospera grazie a una manutenzione equilibrata e sensibile. Così come ci prendiamo cura delle nostre case e dei nostri corpi, dobbiamo anche dedicare tempo e attenzione ai nostri piccoli amici e i micro mondi che ci circondano.

Il bonsai diventa un testimone permanente della cura consapevole e della pazienza necessaria per costruire e mantenere equilibrio e bellezza, sia nel nostro ambiente che dentro di noi stessi.

fonti:
– bonsai con nebari: pinterest

Carogiù

”La saggezza arriva con l’abilità di essere nella quiete. L’essere nella quiete, l’osservare e l’ascoltare, attiva in voi l’intelligenza non concettuale. Lasciate che la quiete diriga le vostre parole e le vostre azioni.“ ~ Eckhart Tolle

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